Collaborando con le figure apicali di diverse Cooperative sociali mi imbatto sempre più in occhi stanchi e in atteggiamenti rassegnati. Capita sempre con maggior frequenza di vedere negli occhi di Presidenti e Direttori quella stanchezza dettata da un mix di pesanti responsabilità, continue critiche ricevute e un basso riconoscimento economico alla fine del mese.
Terzo settore: molti sogni, pochi soldi
IMPIEGATO: “è uscito il bando della Regione. va compilato entro domani”
COORDINATORE: “ma io oggi ho la Tombola con i ragazzi?”
IMPIEGATO: “la devi saltare altrimenti qui perdiamo l’appalto”.
…
OPERATORI “ecco, il coordinatore promette che viene ai nostri eventi e poi sta sempre davanti al computer”
Chi sceglie questo settore, le conosce fin dall’inizio le regole del gioco: è richiesto grande coinvolgimento personale e gli stipendi non saranno mai quelle di altri settori produttivi. Nonostante questo, però, credo che questi ultimi anni la situazione stia sfuggendo di mano. Dalla Pandemia in poi, infatti, abbiamo assistito a
- un diverso approccio al lavoro (Great Resignation, Smart Working, ecc…)
- un minor numero di giovani pronti ad entrare nel mondo del lavoro (viviamo in uno degli stati con l’età media più vecchia)
- un aumento dell’inflazione con la conseguente diminuzione del potere di acquisto dei dipendenti
- un maggior carico burocratico a seguito della Pandemia
- Continue critiche da parte della base sociale
Se in un simile contesto, infatti, l’operatore che cercava nella Cooperativa un “posto di lavoro” è pronto a rivolgersi ad altre realtà (che gli possano garantire maggiore riconoscimento economico e/o migliori condizioni di lavoro), il manager che in questi anni ha trasformato la Cooperativa nella sua seconda casa vede frantumarsi tutte le sue certezze.Per lui che quel posto non è mai stato solo un “posto di lavoro” e non ha nemmeno mai preso in considerazione l’idea di immaginarsi in un altro contesto. Se lo fa, è perché è stanco di avere gli occhi stanchi.
Conseguenze
ehi…abbiamo cambiato lavoro? tutto bene?
Ebbene sì, cambiato mondo e venduto l’anima al profit 😁Tutto benissimo, te bell’uomo? Come va nel mondo della consulenza?
il mondo della consulenza mi piace e sono contento…ma tu cosa fai ora?? davvero basta no profit?
Sì sì, lavoro in un’azienda tedesca. Sono un controller. Passato dalle persone ai numeri
Contento?
Sì sì, come tutto con i suoi pro e contro ma molto contento
Conversazione tramite LinkedIn con un collega di una importante cooperativa di Verona
Le conseguenze di questa situazione si stanno iniziando ad avvertire e probabilmente si avvertiranno ancora di più nei prossimi anni.ll rischio di perdere figure chiavi è forte e potrebbe trasformarsi in un processo irreversibile che danneggerà soprattutto la capacità di fare innovazione delle Cooperative Sociali.
Se essere un manager nelle piccole e medie Cooperative obbliga a “testarsi” su tantissime competenze non ho dubbi sulla loro velocità nel ricollocarsi se decidessero di affacciarsi al ben più ricco mercato del lavoro for profit.
Solo nell’ultimo anno sono stato avvicinato da una decida di realtà che non riescono a far partire un processo di ricambio generazionale: in parte per una “resistenza” da parte della vecchia guardia, ma soprattutto per una nuova classe dirigente assolutamente impreparata ad assumersi le Responsabilità ed i carichi di lavori assunte dai direttori e dai presidenti di cooperative sociali negli ultimi 20 anni.
Che fare?
So benissimo del potere limitato di questo articolo per cambiare le cose, però lasciatemi provare a scrivere qualche pensiero inviando alcune lettere ad alcuni dei protagonisti di questa situazione.
Lettera ai soci lavoratori
Caro socio lavoratore, io lo so che anche il tuo stipendio è sicuramente misero rispetto al tuo vicino di casa, lo so che anche tu hai fatto e fai tantissimi sacrifici. Ma provare invidia per il tuo direttore che percepisce 200 euro in più di te al mese non ti aiuterà a cambiare le cose!
Anzi, porrà lui (o lei) nella situazione di sentirsi in colpa nel reclamare i suoi diritti e lo limiterà nelle sue richieste economiche. Si stiamo proprio parlando di quel (la) direttore(ice) che ha fatto di tutto per garantirti i tuoi permessi studio o che ha lavorato tutta la notte per vincere l’appalto per cui tu ora stai lavorando. Chiudo con una domanda: probabilmente non farà tutto alla perfezione, ma tu sapresti fare tutte le cose che ogni giorno lui (lei) fa?.
Lettera al ministro dell’Economia
Egregio sig. ministro dell’Economia è sicuro che il sistema di aliquote funzioni davvero per le cooperative Sociali? è proprio necessario imporre una aliquota dal 23% al 35% per i redditi superiori ai 28.000 euro? no perché magari le cooperative ci provano anche a dare qualche spicciolo in più al loro direttore, ma poi voi gliene “prendete” più di un terzo e si torna al tema degli occhi stanchi.
Lettera al direttore dagli occhi stanchi
Caro direttore, io credo che la tua Cooperativa dovrebbe iniziare oggi a ringraziarti e finire tra sei mesi. Nonostante questo, però, ti chiedo: siamo sicuri che sia corretto dire di “Si” alla prossima proposta che ti troverai sulla scrivania anche se non sai ancora a chi affidare questa iniziativa?
Lettera ai Consigli di Amministrazione
Cari consiglieri, siete sicuri che sia ancora vantaggioso continuare con una politica di chiusura verso qualsiasi forma di collaborazione con le altre realtà del terzo settore nel nome della “salvaguardia della propria identità”? Non è che forse è giunto il momento di condividere risorse e esperienze tornando ad essere attrattivi per figure professionali altamente preparate ed in grado di generare impatto sociale?

Sono Gabriele Destrini e mi occupo di Formazione e Consulenza per Imprese del Terzo Settore. Se questo articolo ti è piaciuto o ha scatenato in te alcune domande, mi puoi scrivere: info@gabrieledestrini.it